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Curiosità sulla toga, parla un Avvocato

Storie e Tradizioni dalla parte dei Professionisti

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Nonostante i tempi cambino, nonostante i nuovi costumi, gli avvocati, tenendosi stretto l’onore che l’esercizio di questa professione richiede, sono fortemente legati alla storia, la tradizione, alle “regole” che mantengono solidi i principi insiti nella comunità forense, non lasciandosi scappare le correlate curiosità sulla toga.

Ecco che, grazie ad un cultore di questa comunità, volevamo riportarvi alcune parti dei suoi scritti, alcune “chicche” donateci su quello che rappresenta per noi oggi, e per la società nella storia, vestire una toga.

Per sua volontà l’ Avvocato preferisce restare anonimo, ma grazie alla sua cordialità possiamo leggere delle parole sincere, cariche di orgoglio e di conoscenza.

In una sua e-mail rivolta ad avvocatointoga.it scrive alcune curiosità sulla toga:

In realtà in fatto di “costume” e “robe” circa la toga potrei non aggiungere nulla a quanto Voi forse sapete già, ma un impegno è un impegno, quindi proviamo.

Intanto; “toga”: che sia il tegumento (è la stessa radice di tegola…) quindi una copertura che ci accomuna alla …tega della fava… ahimé ….è indubbio ma è una cosa che “copre” quindi “veste”; diventa nera nel medioevo quando il nero è il colore di chi se lo può permettere e della severità sacerdotale.

Il processo è “celebrazione” sacramentale, l’aula il luogo in cui il diritto come concetto astratto naturale o scritto scende sulla terra per essere applicato nei fatti e nelle persone dai suoi sacerdoti secondo il ruolo di ciascuno intorno all’altare di tale divinità laica. Serve una liturgia … i codici del rito. Ecco che i “giuristi” diventano sacerdoti.  (il Giudice siede in alto. È magis stratus). Tutti officiano il rito e perciò non stanno in borghese con la sola tunica domestica o con le brache germaniche da cavalleria.

Una prova; non so se sia risaputo, ma la toga della Repubblica Francese ha i bottoni e sono trentatré come gli anni di Cristo. A contarli hanno gli stessi bottoni le talari dei preti cattolici.

Le dissi che ebbi da praticante a mani in Tribunale un vecchio codice del rito degli anni sessanta. Vi trovai dentro il testo del Regio Decreto del 1865 (n. 2641 G. U. 20\12\1865), tutt’ora in vigore.

Capo V°, “Delle divise della Magistratura, Avvocati e Procuratori”

Dall’art. 156 si prescrive divise d’udienza e divise per “presentarsi individualmente in forma ufficiale e solenne”.

Il Giudice, in udienza pubblica, veste zimarra,( żimarra s. f. [dallo spagn. zamarra, di origine basca] (sec. 16°) sopravveste maschile di ampiezza notevole e di lunghezza variabile, talvolta foderata di pelliccia, (cfr. Cassazione) con collo per lo più a scialle e maniche di taglio ampio; nel sec. 18° indica la veste da camera per uomini: altri ti veste La serica z., ove disegno Diramasi (Parini); don Abbondio stava … sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra. (Manzoni); nel sec. 19° è passato poi a indicare ogni soprabito (o sopravveste) lungo e abbondante, una sorta di cappotto o pastrano) cintura di seta, tocchi con numero di galloni variabili a seconda di gradi e funzioni, nappine d’oro, cordini e collari di battista.

Tessuto: di velluto rosso per i primi presidenti di Cassazione (ed equiparati),

Panno rosso per i Consiglieri (ed equiparati).

Magistrato fuori dall’aula (per cerimonie esterne al Tribunale) deve indossare una particolare marsina. 

Aggiunge:

E io… gliela farei ancora mettere…. 

Prosegue:

Art. 166:

“L’abito è a taglio dritto e ad una fila di nove bottoni, con falde distese, finte orizzontali alle tasche con tre bottoni posti orizzontalmente sotto le finte e fiorone in ricamo in mezzo a queste.

L’abito di tutti i membri giudicanti è di velluto con rovescio di raso alle falde; per tutti gli altri funzionari è di panno, con collaretto, paramani e finte di tasche di velluto, e rovescio alle falde, di seta per tutti i funzionari delle corti d’appello, e di panno per quelli dei tribunali e delle preture.

I pantaloni sono di panno con gallone lungo la cucitura esteriore. 

Il gallone è in oro per il primo presidente e procuratore generale di cassazione, tessuto in argento con striscia d’oro per i primi presidenti e procuratori generali; d’argento per i presidenti di sezione e avvocati generali delle corti d’appello; di seta con striscia d’oro nel mezzo per i consiglieri e sostituti procuratori generali di cassazione; e di seta nera per tutti gli altri. (cfr smoking e frac)

Il corpetto ha una fila di bottoncini, ed è di raso per tutti i membri giudicanti e del ministero pubblico delle corti; di panno per tutti gli altri funzionari delle corti, dei tribunali e delle preture.

I bottoni dell’abito e del corpetto sono di metallo dorato, convessi e colle insegne dell’autorità giudiziaria sormontate dalla corona reale, il tutto in rilievo e velato su fondo brunito”.

La divisa prevede spada, con impugnatura in madreperla, per la “uniforme civile” della magistratura; un ibrido a metà strada tra il Giurista e l’Ufficiale di Cavalleria.

La toga nasce a Roma. È un drappo (di diversi colori) che si indossa sopra la tunica, annodato sulla spalla sinistra per avvolgere il corpo e passato sotto l’ascella destra, per lasciare libero il braccio. Quindi certi film con i romani in accappatoio e braccia nude …. sono irrealistici.

La toga poteva essere indossata solo dai cittadini romani maschi e liberi, che rivestivano determinate cariche e funzioni. Essa infatti era l’emblema visibile del potere civile e politico di chi esercita funzioni pubbliche di un certo rilievo. Le toghe hanno colori e fogge diverse e possono essere indossate in situazioni particolari e solo da chi ricopre appunto certe cariche. 

Insomma il dress code c’era già.

Sotto gli imperatori ad esempio, non si entrava in Foro senza indossare la Toga; ecco perciò che trova fondamento l’espressione “Principe del Foro” il princeps nell’esercito romano è il milite di…seconda… linea dietro gli hastati e prima dei triari che erano i veteranissimi. Primo nel Foro in epoca romana era un concetto inesistente.

La toga bianca, è quella del candidatus: ossia  chi si candida alle elezioni, perché è candido e pulito e nulla ha da nascondere e tale la porterà in senato. La porpora totale è solo dei re (dell’imperatore), quella orlata di porpora invece è l’indumento distintivo di magistrati senatori e cavalieri.

Basta guardare in chiesa dove qualcosa è rimasto. 

Chi officia porta una stola ampia e colorata secondo il tempo liturgico (un preciso tempo la esige rossa) i “chierichetti” (ministranti indi soggetti che “ministrano” “servono” al sacerdote) hanno delle fasce verticali rosse e strette. Sono quel che resta della “forza” i cavalieri con l’orlo piccolo angusticlavio, contrapposto a laticlavio sanatoriale, si identifica il ceto dei milites poi equites quindi della “forza” i cavalieri si diceva.  

Ciò dovrebbe spiegare perché l’uniforme in marsina del giurista è un ibrido fra le due “funzioni”, la marsina non ha le code ed il giacchetto corto “perché così è elegante” ma perché così è funzionale; si può chiudere sul petto a cavallo ma non ingombra sulle gambe, ed una volta a terra… non si vede il tergo.

Stretta è la foglia larga la via … se sono rose fioriranno… non ci sono più le mezze stagioni e a la via così. »

Conclude così il nostro stimatissimo Avvocato, che con queste solenni parole tiene ben saldo il suo rispetto per la professione e ci regala un po’ di quella passione che serve per andare avanti, riconoscendo il valore assoluto consacrato dalla storia.

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